Per il suo esordio discografica con orchestra, l'arpista francese Anaïs Gaudemard ha scelto un repertorio assai eterogeneo che spazia, a ritroso nel tempo, dal Concerto per arpa e orchestra di Alberto Ginastera del 1956 alle Deux danses pour harpe et orchestre à cordes di Claude Debussy fino ad arrivare, con un salto temporale di un secolo, al Concerto per arpa in do maggiore di François-Adrien Boïeldieu, scritto nel 1800. Tre lavori fondamentali della letteratura per questo strumento, tre diversi periodi storici, tre stili di scrittura assai differenti, che permettono di apprezzare l'indiscussa bravura di questa giovane arpista, vincitrice nel 2012 del Primo Premio al prestigioso International Harp Contest di Tel Aviv, e prima arpa in importanti orchestre europee, come quella del Festival di Lucerna, la Symphonie-Orchester des Bayerischen Rundfunks, la Israel Philharmonic Orchestra, l'Orchestra da Camera di Losanna, sotto la direzione, tra gli altri, anche di Claudio Abbado. 
 
Il Concerto di Ginastera, eseguito per la prima volta nel 1965 da leggendario Nicanor Zabaleta, impegna l'esecutore con una scrittura molto lontana da quella tipica dell'arpa: attingendo a piene mani da quella decisa e spesso provocatoria dell'espressionismo novecentesco, richiede in più punti un virtuosismo e un'energia fuori dal comune sia all'orchestra che al solista. Quest'ultimo è impegnato in passaggi percussivi, in scansioni fortemente ritmiche di derivazione popolaresca, che mescolano in un mix di grande originalità lo stile barbarico bartókiano alle ascendenze del folklore argentino. 
 
Le Danses di Debussy, composte nel 1904, nascono da commissione della ditta Pleyel, il cui direttore Gustave Lyon, cui l'opera e dedicata, aveva brevettato un'arpa cromatica senza pedali e dotata di due ordini di corde che includevano all' origine tutte le note. Con questo strumento Pleyel intendeva fare concorrenza all'arpa diatonica a pedali di cui Eìrard deteneva il monopolio. Il suo successo fu tuttavia effimero a causa delle difficolta di accordatura che esso poneva. La partitura di Debussy, pezzo di concorso della classe di arpa cromatica el Conservatorio di Bruxelles nel 1904, puòÌ tuttavia essere eseguita sull'arpa a pedali. La sua scrittura, dal sottile arcaismo e dalle tessiture chiare, non manca di evocare altri lavori arcaicizzanti di Debussy (le Danseuses de Delphes, le Chansons de Bilitis o la Tarentelle styrienne). Gli archi che l'accompagnano contribuiscono a creare un alone di sonorità trasparenti, ricche di fascino. Chiude la registrazione il Concerto per arpa di François-Adrien Boïeldieu, composto all'inizio della stagione romantica, ma con lo sguardo ancora rivolto alle galanterie di un Settecento ormai de definitivamente tramontato. Caratterizzata dalla grazia dei temi di evidente derivazione operistica - Boïeldieu rimane il principale compositore francese d'opera del primo quarto del XIX secolo - la composizione mette in luce una scrittura di classica compostezza ed un accorto bilanciamento tra le diafane sonorità dell'arpa e la corposità dell'orchestra. 
 
Ancora una volta si apprezzano le doti di virtuosismo e di grande eleganza di Anaïs Gaudemard, capace di passare con impeccabile gusto dall'espressionismo di Ginestera alle fragili filigrane settecentesche di Boïeldieu.
 

L'Orchestra dell'Opéra de Rouen Normandie, diretta da Leo Hussain, non si limita, specie in Ginastera, al semplice accompagnamento, ma dispiega robuste sonorità e al contempo leggerezza per non oscurare la parte solistica.

Source: Musica February 2017, Stefano Pagliantini